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Imperialismo digitale: la dimensione globale del confronto tecnologico tra USA-Cina

L’amministrazione Trump ha annunciato il progetto “Stargate”, una massiccia iniziativa per rafforzare la leadership statunitense nell’intelligenza artificiale. Oltre ai data center, la corsa tecnologica richiede il controllo delle materie prime critiche, ambito in cui la Cina ha un vantaggio strategico.
Il progetto “Stargate” e la strategia USA
Gli Stati Uniti puntano a consolidare la propria posizione nell’intelligenza artificiale (IA) con il progetto “Stargate” (ne abbiamo scritto qui), un’alleanza strategica tra Oracle, OpenAI, SoftBank e il fondo emiratino MGX. Il piano prevede un investimento di 500 miliardi di dollari in quattro anni per realizzare un’ampia rete di data center.

Questi, rappresentano l’infrastruttura essenziale per sviluppare e addestrare nuovi modelli di IA, attraverso l’impiego dei big data, ma richiedono ingenti risorse energetiche e idriche. Per affrontare questa sfida, gli USA valutano soluzioni come il raffreddamento tramite canali artificiali collegati ai fiumi e l’impiego di mini-reattori nucleari modulari (SMR).

Se il progetto avesse successo, Washington potrebbe raggiungere l’autonomia strategica nelle infrastrutture IA, consolidando anche il primato nei semiconduttori avanzati. Tuttavia, rimane aperta la questione dell’approvvigionamento delle materie prime critiche, settore in cui la Cina ha una posizione dominante.

Il nodo delle materie prime critiche
Le tecnologie avanzate, inclusa l’IA, dipendono da materiali come terre rare, litio e cobalto, utilizzati per la produzione di semiconduttori e componenti hardware. La Cina controlla gran parte della filiera globale, dal mining alla raffinazione e ha già dimostrato di poter usare questo vantaggio come leva geopolitica.

Per ridurre questa dipendenza, l’Amministrazione Trump sta esplorando nuove fonti di approvvigionamento, avanzando richieste all’Ucraina e manifestando interesse per la Groenlandia, ricca di risorse minerarie. Questi sviluppi rientrano in una più ampia strategia per ridurre l’influenza cinese nelle catene di approvvigionamento globali.

Nel frattempo, Pechino continua a investire in ricerca e sviluppo, riuscendo a superare le restrizioni occidentali sui microchip avanzati. Il lancio di DeepSeek, modello di IA competitivo ed economico, segnala la capacità cinese nello sviluppo di software avanzati, in grado di compensare la mancanza di processori di ultima generazione.

Dall’imperialismo digitale alla tecno-politica
Il confronto tra Stati Uniti e Cina nell’IA e nella supply chain dei minerali critici segna una nuova fase della competizione tecnologica globale. Washington punta a rafforzare la propria indipendenza infrastrutturale, ma la questione dell’accesso alle risorse critiche rimane irrisolta.

Allo stesso tempo, la Cina prosegue la sua strategia di adattamento, dimostrando capacità di innovazione nonostante le restrizioni occidentali. L’Unione Europea potenza regolatrice più che innovatrice, appare invece marginale nella competizione, mentre la Francia sta cercando di emergere con iniziative autonome, pur con risorse limitate rispetto ai due giganti.

Il progetto “Stargate” rappresenta, dunque, solo un tassello della più ampia competizione per il primato tecnologico, in un contesto in cui l’intelligenza artificiale assume un ruolo crescente per le dinamiche globali, sempre più inserite in un orizzonte nel quale si va affermando il dominio della tecno-politica.

di Paolo Chirafisi

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