L'Europa dopo le elezioni

Speciale UE | Ritorno al futuro: che Europa sarà?

Newsletter Speciale, puntata n.6 - Conclusione - Che volto assumerà dunque l’Europa dei prossimi anni? Da un lato, la tentazione principale per la maggioranza politica alla base delle istituzioni UE potrebbe essere quella di ‘tirare a campare’, mantenendo relativamente basso il livello di ambizione e confermando sostanzialmente il livello di integrazione politica ed economica attuale. Paradossalmente, invece, scelte che sembrano al momento troppo ambiziose (come la decisione di bandire la vendita delle auto a motore termico a partire dal 2036) potrebbero rivelarsi un boomerang se l’industria e il mercato non dovessero dimostrarsi in grado di vincere questa grande sfida tecnologica e produttiva.

Newsletter Speciale settembre - ottobre 2024 | Il Caffè Geopolitico - PUNTATA 6 (ultima)

Il rapporto sul futuro della Competitività redatto da Mario Draghi e presentato all’inizio di settembre fornirà una sorta di “cassetta degli attrezzi” per le misure economiche che dovrà adottare la nuova Commissione. Nelle circa 400 pagine del documento sono infatti elencate con un grande livello di dettaglio una serie di misure che l’UE dovrebbe adottare per rilanciare la propria crescita economica. Tuttavia, se ci sono aree sulle quali tutti gli Stati membri sembrano concordare (ad esempio la necessità di completare l’unione del Mercato dei Capitali, al fine di ridurre la frammentazione e attirare maggiori investimenti internazionali), ci sono invece altri settori destinati a creare discussioni molto problematiche. Il riferimento è soprattutto al ‘gap’ di investimenti identificato in circa 800 miliardi di euro all’anno: una cifra enorme, che secondo Draghi non può essere coperta solo dall’intervento dei privati. La via maestra per reperire risorse per investimenti pubblici aggiuntivi sembra attraverso l’emissione di debito pubblico comune, ma su questa soluzione ci sarà inevitabilmente una spaccatura tra Paesi come Italia, Francia e Spagna che sono molto favorevoli e altri come quelli dell’Europa del Nord che sono fautori di una più rigida disciplina fiscale e di un minore intervento pubblico nella gestione dell’economia. In ogni caso, Ursula von der Leyen sembra intenzionata a fare largo uso delle policy recommendations incluse nel rapporto Draghi.

In ogni caso, servirà un’UE in grado di diventare finalmente ‘adulta’. Sono anni che si parla di questo, ma sembra che una riflessione seria sulla strada da prendere non sia più rimandabile: il mondo esterno è infatti cambiato in maniera irreversibile rispetto a 10-20 anni fa quando i Paesi europei potevano ancora crogiolarsi del proprio vantaggio economico. Oggi le minacce esterne sono troppe e troppo serie per potersi accontentare di una ‘Europa fortezza’ che non riesce a prendere decisioni comuni in politica estera, di sicurezza, e sulla propria sovranità economica. Ecco, dunque, alcuni sintetici ‘consigli non richiesti’ per la Commissione che dovrebbe insediarsi tra novembre e dicembre:
  • in economia, cercare di procedere nella maniera più rapida possibile nel favorire una maggiore integrazione in quelle aree dove i risultati sembrano più facili da raggiungere (es. sul mercato dei capitali);
  • per quanto riguarda la transizione energetica, fare marcia indietro rispetto agli impegni presi potrebbe essere controproducente sia a livello politico che economico (anche perché l’industria si è già mossa in tal senso). Serve tuttavia una maggiore flessibilità che consenta di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione senza penalizzare le specificità economiche e produttive degli Stati membri (in questo senso la crisi che sta affrontando il settore dell’automotive è emblematica);
  • in termini di sicurezza, occorre ragionare con un approccio ampio e trasversale. Le minacce sono tante, sia in termini di politica estera ‘tradizionale’ che di sicurezza economica. Si tratta forse del campo in cui le pulsioni per mantenere la sovranità nazionale sono maggiori, e dunque quello in cui sarà più difficile concordare strumenti comuni che comportino una rinuncia agli interessi specifici. Serve dunque un approccio graduale, in grado di individuare le sfide che possono essere affrontate e vinte solo in maniera unita. Il ruolo del Consiglio europeo, l’organo più politico e controllato dagli Stati membri, sarà cruciale e per questo sarebbe auspicabile una modifica del processo decisionale che tolga il potere di veto ai singoli Stati membri quando devono essere prese decisioni urgenti e fondamentali.
La "Commissione von der Leyen 2.0" è dunque attesa da grandi sfide alle quali dovrà cercare di rispondere, cercando di ripartire dalle numerose cose positive messe in campo in questi 5 anni (come ad esempio le misure messe in campo per fronteggiare la crisi economica generata dalla pandemia). Insomma, per l’UE è giunto il momento di diventare (un po’ più) grande.

Davide Tentori

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Indice e puntate precedenti:
  1. Il nuovo panorama politico | di Giorgio Fioravanti - Venerdì 6 settembre
  2. Il contesto economico | di Davide Tentori - Venerdì 13 settembre
  3. Sicurezza economica e grandi transizioni | di Paolo Pellegrini - Venerdì 20 settembre
  4. Il futuro della politica commerciale | di Filomena Ratto - Venerdì 27 settembre
  5. Sicurezza e Difesa | di Lorenzo Nannetti - Venerdì 4 ottobre
  6. Ritorno al futuro: quali prospettive? | di Davide Tentori - Venerdì 11 ottobre

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